mercoledì 24 agosto 2011

Carpe ...dies...


CARPE...DIES...
Avventura di notte, sciando di fondo...

In realtà non è facile "cogliere l'attimo" ogni giorno !
Non è facile perchè, ogni giorno, vorremmo sempre cogliere qualcosa di speciale, di particolare, ciò che purtroppo non è nell'ordine delle cose...
Tranne avere la capacità di "vedere" nelle cose di tutti i giorni particolari significati "speciali", da quali però siamo sempre più distratti, a causa di altri fatti, assai più banali, in realtà meno avvincenti, ma ormai entrati nella routine delle nostre abitudini.
Così ci perdiamo lo spettacolo di un bellissimo tramonto per tormentarci con lo stress delle sempre più brutte notizie del telegiornale...
Trascuriamo la compagnia di una persona cara o interessante perchè distratti, catturati dall'uso ossessivo di un "Hi Phone" o di un "Hi Pad"...
Tralasciamo la melodia del canto degli uccelli, gli ancestrali rumore della natura, per rintronarci in cuffia con il baccano di un Hi Pod...
Ci neghiamo una salubre passeggiata nel verde o una ristoratrice nuotata nel blu per rischiare lo stress campanilistico assistendo ad una partita di calcio...
Dimentichiamo il piacere che ci può rendere la lettura di un buon libro per mortificare il nostro intelletto nella visione di qualche becero spettacolo televisivo, tra il gossip, la violenza ad oltranza e le megacagate di Maria De Filippis & Soci...

Citerò qualche esempio, eclatante nella mia esperienza personale, di "momenti " fortunatamente colti. Eccone uno:
sciare di fondo a mezzanotte.

Un amico, che aveva quell'inverno casa a Champ Luc, in val d'Aosta, mi ci invitò per un week end. Partimmo da Como Venerdì sera e ci beccammo la nebbia da Saronno, sopra Milano, sino ad Ivrea, nel Canavese.
Poi la nebbia si dissolse, e l'aria divenne sempre più limpida, finchè ci fermammo dalle parti di Aosta, non ricordo dove, per un ottima cena in un buon ristorante.
Dopo aver ben mangiato e ben bevuto riprendemmo il breve tragitto che ancora restava da compiere, sotto un cielo terso, pieno di stelle ed illuminato dalla luna piena.
Verso le 23 fummo alla meta ed entrati in casa spalancammo le finestre, nonostante il freddo, per dare aria ai locali, che si affacciavano su di una pista di fondo.
Il paesaggio era incantevole, quasi irreale nella perfezione di luci ed ombre: i pini, gli abeti, i larici, le case e le montagne circostanti la valle si stagliavano contro la candida neve ed il cielo stellato, tutto soffuso di azzurro, nelle tonalità dal celeste più chiaro della neve al blu più scuro di alberi e monti.
Il mio amico mi spiegò che quella che passava a pochi metri dalla nostra finestra era una piccola pista di fondo, un percorso di 5 km. che si inanellava nella valle, risalendo brevemente verso le alte montagne e ridiscendendo poi di nuovo, seguendo un pendio mediamente dolce e di facile percorribilità.
Guardai l'orologio: mancava ormai poco alle mezzanotte. Ciò non di meno buttai lì: "e se andassimo a farci un giro sulla pista, tanto per digerire ?"...
Il mio amico superò velocemente lo stupore per quell'idea e seppe velocemente cogliere anche lui l'attimo fuggente...
Così ci cambiammo e partimmo nel nostro breve giro notturno, scivolando silenziosamente sulla neve ghiacciata, nell'aria talmente asciutta e dolce da non farci avvertire i diversi gradi sottozero della temperatura, in un contesto di luci ed ombre fantastico, fiabesco, incantato...
Il silenzio era totale, tranne il lieve scricchiolio degli sci che rompevano il ghiaccio, tracciando nuove strie sull'azzurro candido del sottile strato di neve che copriva l'erba del bosco. In effetti, per quanto tutto il paesaggio ne apparisse ammantato, di neve non ce n'era che pochi centimetri ed in alcune zone, brevi e circoscritte, perfino mancava, affiorandovi erba e sassi.
Ciò che poteva rendere pericoloso sciarvi, ma noi procedevamo a piccola velocità, scivolando in salita con lunghe spinte, sul cui abbrivio indugiavamo prima di tornare a spingere ancora, sereni e beati, comunque attenti ai "vuoti" di neve, avvistati i quali ci davamo la voce per evitarli, spostandoci lateralmente o perfino saltandoli.

Euforici, innebriati per lo spettacolo, l'aria fine, quella grande pace e la pienezza per l'ottima cena che ci stava carburando tutta l'energia
necessaria per quell'esercizio, arrivammo alla volta più alta dell'anello e cominciammo a ridiscendere, rapidi e leggeri, decontratti, rilassati ma attenti.
Sapevamo bene che crescendo la velocità aumentava il rischio di un nostro rovinoso deragliamento, qualora gli sci avessero incontrato dei sassi anzichè la scivolosissima neve!
Così, pur sempre al massimo dell'euforia e del puro, beato divertimento, scendevamo veloci sulla pista ghiacciata, talora urlando per il piacere, tal'altra per avvertirci reciprocamente dell'avvistamento di una pericolosa chiazza d'erba e sassi, affioranti nella neve ghiacciata.
Favorito dall'inerzia per il maggior peso io fui presto davanti, sopravanzando il mio amico di una ventina di metri. In quel contesto di luci in chiaro e scuro, nettamente divise tra buio totale e chiaro abbagliante, non era facile scorgere il pericolo nascosto nel buio, in particolare procedendo tra gli alberi a velocità sempre maggiore.
Ad un cero punto, arrivando sulla macchia scura dell'ombra di un fitto gruppo di abeti, mi accorsi solo all'ultimo istante della vasta chiazza di erba e sassi che interrompevano la pista ! In una brevissima frazione di secondo cercai invano di deviare, saltando per raggiungere la neve più vicina, che restò tuttavia troppo lontana: finii con gli sci sui sassi, che vi si ingropparono bruscamente rallentandomi, così che terminai con un volo in avanti, atterando con il torace sul sottile strato di neve ghiacciata, oltre l'ampia chiazza.
Fù una botta notevole, che mi lasciò completamente senza fiato, molto preoccupato per il mio sterno, che temevo essermi rotto !
Tuttavia cercai di urlare per avvertire l'amico, che stava arrivando ridacchiando per lo spettacolo resogli dal mio capitombolo, ma non riuscivo neppure a respirare, per cui potei emettere solo un misero, inutile rantolo.
Così il mio amico se ne volò anche lui, deragliando rovinosamente sui sassi e finendo poco lungi da me, con un dente spezzato.
Non rideva più, ma una volta che ci fummo rialzati e constatato che tutto sommato nulla di grave sembrava esserci accaduto, riprendemmo la nostra fantastica sciata notturna, seppure con maggior prudenza, comunque convinti che tutta quella breve, improvvisata esperienza, capitomboli inclusi, ne fosse largamente valsa la pena !
E di quell'idea poi siamo sempre rimasti, ricordandola con notevole piacere.
Il giorno dopo sciammo ancora, per oltre 20 km., io con lo sterno ed il mio amico con il dente, entrambi indolenziti, ma senza impedimenti.

Fù anche quella una bella escursione, allietata dalla compagnia di un cane, un pastore tedesco spuntato chi sà da dove, che ci scortò assiduamente per tutto il percorso, sino al nostro ritorno alla base di partenza, dove imparammo che si trattava di un cane da valanghe, cui evidentemente avevamo ispirato l'opportunità di una scorta protettiva...

Ma la bella sciata fantastica, imprevista ed irripetibile, l'avevamo fatta la sera prima, improvvisando, sull'ispirazione di "cogliere l'attimo".

Oh capitano, mio capitano !

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